Non c’è molto da dire.

Non c’è molto da dire sul processo Mills.

Vale per esso lo stesso principio che vale per gli altri processi celebrati a carico dei dirigenti di Fininvest-Mediaset e di Silvio Berlusconi. A monte di tutto vi è la gigantesca operazione di riciclaggio di denaro sporco proveniente da ambienti mafiosi siciliani che, grazie ai legami intrattenuti da Dell’Utri e da Mangano con Cosa Nostra e con il Cavaliere, consentì a quest’ultimo di costruire il suo impero.

Ma, come chiunque comprende, il riciclaggio è reato che ne comporta automaticamente altri, collaterali: falso in bilancio, frode fiscale, corruzione. Falso in bilancio perchè facendo transitare sui conti di una società denari di provenienza estranea alla sua attività, si commette automaticamente falsità nelle scritture contabili e nelle comunicazioni sociali, frode fiscale perchè sui proventi illeciti non si pagano tasse (farlo significherebbe autoaccusarsi), corruzione perchè è ineviabile che prima o poi qualche pubblico ministero, consulente o ufficiale della Guardia di Finanza venga ad indagare su quei conti truccati; quindi bisogna metterlo a tacere. Ed infatti per queste fattispecie di reato sono stati processati e riconosciuti colpevoli i manager fininvest e Silvio Berlusconi, nell’impossibilità – per ora – di provare l’origine illecita dei suoi guadagni.

Ribadisco la riconosciuta colpevolezza di Berlusconi, che è stato prosciolto più volte per intervenuta prescrizione, per depenalizzazione da lui votata o per altre ragioni procedurali. Quasi mai è stato assolto per non aver commesso il fatto. Ricordo infatti che nel prosciogliere un imputato il giudice ha l’obbligo di utilizzare la formula a lui più favorevole, per cui invocare la prescrizione significa affermare che è colpevole, anche se non punibile. E comunque le sentenze, nel condannare i dirigenti fininvest, stabiliscono che all’interno della fininvest la violazione della legge era sistematica, avendo tale gruppo sezioni apposite dedicate alla corruzione, alla costituzione di fondi esteri, nonchè alti dirigenti abitualmente e stabilmente collegati a boss di Cosa Nostra.

Senza insistere su questo punto, mi preme sottolineare un fatto. Berlusconi offre di sè, e tutti sembrano confermarlo, l’immagine di un Capo onnipotente, che dispone a suo piacimento dei suoi dipendenti, siano essi parlamentari, ministri, giornalisti, uomini di spettacolo o showgirl. Il padrone di se stesso e del paese. Ho l’impressione che non sia così. La mole enorme di giudizi di responsabilità emessi a suo carico dalla magistratura e la natura criminosa del suo gruppo imprenditoriale, lasciano intendere che, in realtà, Silvio Berlusconi è un uomo ricattato, ostaggio di migliaia di persone che sanno di lui e dei suoi sporchi affari. Non è lui ad imporre alle istituzioni uomini condannati, ma sono essi a pretendere da lui posizioni di privilegio in cambio del loro silenzio. E lo stesso dicasi per i suoi impresentabili finanziatori occulti, fornitori del denaro con il quale egli avviò la scalata alla conquista del paese. Se essi dovessero un giorno parlare, Berlusconi verrebbe spazzato via in pochi istanti. Sono quindi loro i veri padroni del paese, non l’uomo di Arcore. E se provo ad immaginare le loro facce, le loro vite, i loro principi, i loro obiettivi, mi prende lo sconforto.

1 Responses to Non c’è molto da dire.

  1. maria ha detto:

    Eh, sì, credo che tu abbia ragione: povero Berlusconi, ricattato, usato, lasciato libero di fare le sue brutte figure…
    I padroni veri sono davvero altri.

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