Tito e Lili Marleen

Josip Broz, il maresciallo Tito, passò a miglior vita il 4 maggio 1980.

Mi ero sempre chiesto perché Kusturica avesse scelto Lili Marleen come commento musicale per il funerale di Tito. E pensavo che fosse una scelta priva di ragioni storiche; ma sbagliavo (forse).
Il testo di Lili Marleen fa parte di una raccolta di poesie scritte da Hans Leip, uno scrittore e soldato tedesco impegnato sul fronte russo nella prima guerra mondiale. Nel 1937 Norbert Schultze, un musicista e fervente nazista, lo musicò, fondendo il tono malinconico del testo, nel quale il soldato rievoca il proprio amore per una giovane prostituta conosciuta davanti alla caserma, col ritmo di una marcetta in due quarti e si bemolle minore. Proprio questa anomala miscela, il ritmo di marcia e la dolente tonalità minore, rendono straordinaria la riuscita della melodia.

Ne scaturì un capolavoro melodico che, quantunque detestato da Hitler, che vi udiva una vena antimilitarista e stupidamente sentimentale, conquistò immediatamente il cuore dei soldati tedeschi e conobbe una rapidissima diffusione.

Fra questi anche Erwin Rommel che, quando fu inviato in nordafrica in soccorso delle malmesse truppe italiane del generale Graziani, si trovò a non poter ascoltare il suo motivo preferito, giacchè Radio Berlino non raggiungeva quelle zone. L’aneddotica (verità o leggenda?) vuole che del suo stato maggiore facesse parte un ufficiale legato da amicizia con un collega impiegato a Belgrado, presso la stazione radiofonica ivi impiantata dai nazisti dopo l’invasione della Yugoslavia dell’aprile 1941. Per intercessione di questo sottoposto, Rommel chiese che Radio Belgrado, le cui trasmissioni erano captate anche in Libia, programmasse Lili Marleen, e fu accontentato. Così, per tutto il periodo dell’occupazione tedesca dei Balcani, alle 21.55 di ogni sera, prima della fine delle trasmissioni e prima quindi che il totale silenzio radio calasse sulla Yugoslavia, dalla capitale occupata si diffondevano le struggenti note della canzone di Schultze, che raggiungevano anche l’Italia, la Grecia, il nordafrica e i paesi dell’Europa sud-orientale, fino al fronte russo meridionale.

La canzone si diffuse quindi fra i soldati di tutti gli eserciti, oltre a quello tedesco, tanto che, onde evitare che essi la cantassero in lingua originale, ne furono diffuse versioni in tutte le lingue.

E Lili Marleen conquistò anche il maresciallo Tito, comandante dell’esercito partigiano che conduceva la sua resistenza dai monti della Bosnia. Per questo (credo) le sue note accompagnano la narrazione di “Underground” e le immagini delle esequie del dittatore yugoslavo.

Onore allo scrupolo filologico di Kusturica, che ha utilizzato la versione originale della canzone, cantata da Lale Anderson.

Il testo.

1. Vor der Kaserne
Vor dem großen Tor
Stand eine Laterne
Und steht sie noch davor
So woll’n wir uns da wieder seh’n
Bei der Laterne wollen wir steh’n
|: Wie einst Lili Marleen. : |

2. Unsere beide Schatten
Sah’n wie einer aus
Daß wir so lieb uns hatten
Das sah man gleich daraus
Und alle Leute soll’n es seh’n
Wenn wir bei der Laterne steh’n
|: Wie einst Lili Marleen. : |

3. Schon rief der Posten,
Sie blasen Zapfenstreich
Das kann drei Tage kosten
Kam’rad, ich komm sogleich
Da sagten wir auf Wiedersehen
Wie gerne wollt ich mit dir geh’n
|: Mit dir Lili Marleen. : |

4. Deine Schritte kennt sie,
Deinen zieren Gang
Alle Abend brennt sie,
Doch mich vergaß sie lang
Und sollte mir ein Leids gescheh’n
Wer wird bei der Laterne stehen
|: Mit dir Lili Marleen? : |

5. Aus dem stillen Raume,
Aus der Erde Grund
Hebt mich wie im Traume
Dein verliebter Mund
Wenn sich die späten Nebel drehn
Werd’ ich bei der Laterne steh’n
|: Wie einst Lili Marleen. : |

In italiano (la traduzione è mia).

Fuor della caserma
proprio sul portone,
c’era una lanterna
e forse ancora c’è.
Là ci vedremo ancora un dì
e alla lanterna resteremo.
Un dì, Lili Marleen.

Le nostre ombre unite
come cosa sola,
il nostro amore vero
che il mondo conosceva.
Tutti un giorno lo vedranno
quando ci ritroveremo.
Un dì, Lili Marleen

Il piantone disse:
“affrettati soldato,
se non vuoi tre giorni
all’appello devi andar.”
Così allor ti dissi “addio,
ma ancor con te vorrei restar.”
Con te, Lili Marleen.

Illumina ogni sera
il passo tuo deciso,
la tua figura snella
ch’è orfana di me.
Se mai qualcosa mi accadrà,
alla lanterna chi sarà,
con te Lili Marleen?

Dal mio quieto stare
da questa stanca vita,
in sogno tu mi liberi
con le tue labbra vive.
Quando la notte annebbia e scende
alla lanterna va il pensier.
Da te, Lili Marleen.

5 Responses to Tito e Lili Marleen

  1. Nancy ha detto:

    Ma Sandro, togli questo funerale, please!
    Dopo una bella serata così… e sono ancora in preda ai fumi dell’alcool. Nancy

  2. sandrozagatti ha detto:

    Appena ho tempo scrivo un altro post, così il funerale scivola in basso. Ma toglierlo no, dai.. Non guardare il funerale e ascolta la canzone. Le esequie sono solo un pretesto per parlare di Lili Marleen, farla sentire e scrivere il testo.

  3. francoclaudio ha detto:

    Bellissimo, anche perchè fa parte dei miei ricordi. Ti diffido a toglierlo. Piacerà anche alla bella Nancy, quando si sarà ripresa dalla sbronza. I tuffi nella Ribolla si pagano cari. Non come due giovanotti, che ben conosciamo, che si sono limitati alle flebo di Pelincovez.

  4. sandrozagatti ha detto:

    Oh, mi fa piacere sapere che c’è chi apprezza. Al di là della poesia del film di Kusturica, a prescindere da ogni giudizio politico, le immagini della Yugo hanno sempre un sapore particolare.

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